Un po' di anni fa ho guardato un vecchio film d'animazione dal titolo "Goshu il violoncellista" (
QUI) ripromettendomi di leggere il libro da cui era tratto.
Finalmente il momento è arrivato e sono riuscita a leggere la piccola raccolta di racconti e poesie intitolata Il Violoncelista Goshu di Miyazawa Kenji pubblicato dalla casa editrice La Vita Felice.
Come sempre accade quando è a disposizione, ho letto con interesse l'introduzione al testo e all'autore che mi hanno aiutata molto a comprendere la lettura e il suo contesto.
Le storie presenti sono essenzialmente 3 e a fine volume troviamo scritti e poesie.
Essendo più portata per i racconti, vi parlerò di loro:
"Il violoncellista Goshu" racconta di un povero uomo di nome Goshu amante della musica ma che non riesce a stare al passo con l'orchestra del villaggio in cui suona il violoncello.
Prima di un concerto importante, durante alcune notti, vanno a fargli visita degli animali capaci di comunicare con lui che, stuzzicando i suoi nervi scoperti per la tensione ma anche la sua gentilezza, lo costringono a suonare brani specifici che gli permetteranno di fare i giusti esercizi per una prestazione ottimale durante il concerto. Questa favola è molto concentrata sulla figura fallimentare di Goshu che appare spesso frustrato dalla sua incapacità e che aveva solo bisogno della giusta guida e del tempo necessario per migliorare e sentirsi finalmente appagato dalle lodi dei suoi compagni.
A quanto pare è una vicenda piuttosto autobiografica.
"Il bosco del Parco Kenju" narra in modo molto delicato la storia di Kenju, un ragazzo diversamente abile amante della vita e della natura che riesce ad essere in pace con tutto ciò che lo circonda e, non conoscendo odio e rancori, nella sua innocenza, ha inconsapevolmente saputo donare la felicità al prossimo.
"Il generale della guardia del Nord e i tre fratelli medici" è una storia davvero assurda che mi ha fatto molto sorridete per la sua rappresentazione figurata.
Il generale Son, con il suo enorme esercito, torna in patria dal confine dove era andato in missione dopo 30 anni e, al suo ritorno, non riesce più a scendere da cavallo perché in tutti quegli anni gli era rimasto in groppa e aveva finito per incollarsi a lui. Consulta così i tre bravi medici del paese che lo aiutano a scendere da cavallo e a ripulirsi dallo sporco del corpo e dell'animo che lo avevano oppresso in tutto quel tempo.
NOTA FOLLE: questa storia l'ho letta mentre facevo da cat-sitter a Shawn. Visto che passavo un'oretta a casa sua fra giochi e bisogni vari del micio (pappa, pulizia lettiera, ecc..), gli dedicavo anche 10 minuti di lettura ad alta voce. Shawn ascoltava attentamente con il suo fare altezzoso così ho pensato di cambiare il nome del generale Son in Shawn e raccontargliela come se fosse lui il protagonista... quindi ho riso il doppio immaginando il gatto a cavallo incollato alla sella! xD
Ebbene la mia mente contorta fa anche questo, soprattutto quando leggo! ^^
Come di mio solito, ve ne lascio un estratto (questo in particolate l'ho immaginato vivido nella mia testa e mi ha fatto sorridere):
"Come ogni sera ormai, anche la successiva, Goshu suonò fin dopo la mezzanotte. Stanco, stava bevendosi il consueto bicchiere d'acqua, quando sentì bussare alla porta.
Pensò di cacciare via subito l'ospite, chiunque fosse, minacciandolo come aveva fatto con il cuculo la sera precedente, e rimase pronto in attesa con il bicchiere in mano. La porta si socchiuse ed entrò un piccolo procione. Al che Goshu, spalancandola, gridò, pestando un piede sul pavimento:
<<Ehi, procione, hai presente il "brodo di procione"?>>
Il cucciolo di procione, che era rimasto educatamente seduto sul pavimento, rifletté a capo chino con l'aria confusa di chi non capisce bene, poi confessò: <<Non so cos'è il "brodo di procione">>.
Davanti all'espressione un po' interdetta del procione, Goshu fu quasi sul punto di scoppiare a ridere: poi assunse un'aria severa e sentenziò: <<Dunque, te lo spiego io. Il "brodo di procione" è un piatto speciale che io preparo, cuocendo a fuoco lento un procione grande come te insieme a cavoli e sale>>.
Il cucciolo di procione rispose con aria meravigliata: <<Il mio papà mi ha detto di venire da lei, Signor Goshu, per imparare; mi ha detto che non devo avere paura di lei perché è una persona molto per bene>>.
Goshu non resistette oltre e scoppiò a ridere: <<Che cosa ti ha detto di imparare? Io sono molto impegnato, e adesso ho anche sonno>>.
Il piccolo procione, facendosi coraggio, d'un tratto avanzò di un passo e disse: <<A me tocca suonare il tamburino. Il papà mi ha detto di chiederle di accompagnarmi con il violoncello>>."