Ero un po' indecisa se scrivere questo post perché non vorrei dare il cattivo esempio (di certo alcune persone non approveranno ma ormai la frittata è fatta).
Il mese scorso un signore ha sottratto a dei gatti, che usano girovagare per ville e giardini, un uccellino. Non sapendo cosa farne lo ha portato da me affidandosi alle mie misere esperienze.
Per esperienze intendo l'aver tenuto (e tuttora me ne occupo) canarini di qualcun'altro, aver preso Morgan (
QUI) e in passato essermi occupata di un pullo di piccione (
QUI).
In realtà, gli uccellini vanno lasciati dove si trovano (a meno che siano palesemente stati smarriti/abbandonati dall'uomo come Morgan) perché i genitori possano occuparsene. Nel caso si trovino in pericolo; come in questo caso dei gatti, bisognerebbe metterli al sicuro e contattare un'ente competente che se ne prenda cura.
Io non ero propensa ad accudirlo perché so che questi uccellini difficilmente sopravvivono (lo ammetto, a volte mi è capitato di trovarne altri sperduti e sono morti praticamente subito senza aver avuto nemmeno il tempo di chiedere aiuto a qualcuno) e in effetti, immaginavo che questo piccolo non avrebbe superato la notte dato che aveva anche un graffio sulla testa e non voleva mangiare.
Invece, lontano da ogni aspettativa, la mattina seguente mi ha chiesto cibo come un ossesso.
Nella mia mente ronzava "se sopravvive per oggi poi contatto qualcuno" e invece alla fine non ho chiamato nessuno a parte un allevatore di canarini fingendo che il mio interesse all'allevamento a mano dei piccoli fosse appunto rivolto ai canarini.
Sono stata proprio pessima.
Quando si ha a che fare con un piccino così bisogna alimentarlo con un prodotto apposito per uccelli da nido, ovvero una polvere che va sciolta in acqua tiepida, seguendo le istruzioni della confezione. In questo modo diventa una crema simile a quella che i genitori rigurgitano per loro.
Io ho comprato l'Energette dalla RAFF che è specifica per i canarini ma che momentaneamente va bene per la maggior parte dei piccoli uccelli da nido... o almeno finché non si scopre a quale tipologia appartengano.
Nel mio caso, il piccolo sfortunato, è un appartenente alla famiglia delle "cince" (immagino sia una cinciarella), quindi una famiglia di insettivori che nei momenti di necessità si adatta a mangiare anche semi e frutta.
Scoperta la sua natura, mi sono subito procurata altri alimenti che avrebbero potuto integrare decentemente la sua dieta: un pastone per insettivori e delle camole della farina essiccate che ho dovuto sbriciolare e lasciare a bagno per renderle morbide e assimilabili dall'uccellino... un disgusto unico!!! Emanavano un odore vomitevole oltre ad essere super unte, ma dopo qualche giorno mi ci sono abituata.
I pasti dovevano essere somministrati ogni ora in piccole dosi; anche se questi piccoli sembrano sempre affamati è sbagliato esagerare.
Nei giorni in cui l'ho tenuto ho rinunciato ad ogni uscita extra e l'ho portato a lavoro con me stando attenta a non far variare la temperatura a cui era abituato (fortunatamente c'era abbastanza caldo da non aver bisogno di fornirgli calore artificiale, per me sono stati giorni tremendi invece perché avere costantemente 38 gradi era l'inferno).
Dato che il mio obbiettivo era quello di renderlo indipendente, lo lasciavo sempre da solo senza farmi vedere ad esclusione dei momenti della pappa.
Per nutrirlo ho usato il tappo di una penna BiC... voi lo sapevate che quei tappi hanno anche questa funzione?
Nel giro di una settimana le sue piume sono cresciute e ha iniziato a svolazzare.
Gli ho fornito una gabbia molto grande dove potersi muovere più liberamente e spesso lo lasciavo libero (sempre da solo) di volare in una stanza.
Anche se gli uccelli imparano a volare, non diventano subito autonomi col cibo, quindi il passo successivo era quello di svezzarlo.
Ho fatto in modo che la crema che gli imboccavo diventasse gradualmente più consistente e ho tritato le camole sempre meno finemente fino a diventare bocconi dati con le pinzette. Nella sua alimentazione non sono mancati un paio di micropezzetti di frutta locale e semi per uccelli selvatici per abituarlo anche a quel tipo di nutrimento.
La cosa più tremenda che ho fatto è stata andare a caccia di afidi e larve di tarme che gli davo da vivi. Dalla pinzetta, sono passata al lasciargli accanto quei poveri vermetti dal destino segnato, fino al nasconderglieli in giro nella gabbia dove avevo inserito anche dei rami d'ulivo per farlo familiarizzare con quello che avrebbe trovato fuori.
Ho pensato "la Natura è incredibile" quando, senza che nessuno glielo avesse spiegato, prendeva le larve nascoste con la punta del becco, le portava su un ripiano più adeguato, le bloccava con una zampa e staccava loro la testa per ucciderle e poi mangiucchiarle.
Come poteva saperlo??? Lo sapeva e basta! Sono le meraviglie degli animali selvatici.
Ormai era giunto il momento di abbracciare la sua seconda possibilità e tornare libero.
Questa è l'ultima foto che gli ho fatto prima di lasciarlo al posto che gli spettava.
Ormai non mi chiedeva più cibo e mi guardava con un certo timore.
Era con me da quasi un mese.
L'ho portato nelle campagne nostrane dove oltre i campi ci sono anche ville verdeggianti (ho appositamente scelto una zona con pochi gatti) e so per certo esserci tantissimi uccellini come lui, oltre che passeri, cardellini, verzellini, pettirossi (sì, lo ammetto, non riesco a fare a meno di osservare gli uccellini).
Era la giornata perfetta, non troppo afosa, luminosa, propensa ad augurargli "buona fortuna".
Vorrei tanto sapere che fa adesso ma immagino che non lo saprò mai.
Indipendentemente dal mio racconto, lasciate gli uccellini dove li trovate, e se sono in pericolo contattate qualcuno che sia esperto per davvero. Io ho avuto una fortuna sfacciata con lui e la sua sopravvivenza.
Come avete potuto leggere, accudire un piccolino così richiede davvero tanta dedizione, tempo e pazienza oltre che una certa spesa per mangimi, una gabbia decente (sempre che non sia necessario anche un idoneo riscaldatore per mantenere costante la temperatura) e un minimo di consulenza.
Soprattutto, non privatelo della sua indipendenza e della sua libertà: lo vieta la legge e lo vieta il cuore.