lunedì 20 maggio 2019

L'uomo che allevava i gatti

Di recente ho terminato di leggere "L'uomo che allevava i gatti" di Mo Yan.

Non ricordo in che modo sia giunta a me questa raccolta di racconti, ma sono molto contenta di averla letta!

Più che parlare del libro, bisognerebbe parlare dell'autore, un uomo nato nel 1955 in un povero e sperduto villaggio della Cina che grazie al suo innato talento per la scrittura riesce a lasciare la sua realtà e ad entrare nell'Esercito dove gli è permesso studiare.
Nei suoi racconti delinea meticolosamente il paesaggio rurale dove è cresciuto inserendo storie personalmente vissute o narrate da altri come fossero una eredità tramandata.
Quello che mi ha colpita è una descrizione della natura, spesso teatro di leggende e avvenimenti fantastici, alla quale non importa assolutamente degli affanni dei piccoli uomini immersi nella loro ignoranza, incapaci di pensare alla propria evoluzione nel contesto del proprio Paese.
Continuamente in bilico tra leggende popolari, come quelle sulle volpi o sulle tartarughe, e critiche alla società, che ripudia e abbandona le figlie femmine prediligendo solo i maschi, Mo Yan riesce a rendere tangibile ma poetico anche il più truce degli avvenimenti grazie alle sue delicate descrizioni.

Il racconto che da' il titolo al libro mescola in maniera molto naturale il fantastico alla realtà tanto da non essere mai del tutto sicuri che gli elementi di fantasia possano essere inventati.
La vicenda ricorda un po' la storia de "Il pifferaio di Hamelin" ma la sua magia viene distrutta da un finale completamente disilluso a causa della tangibile superbia dell'uomo.
Se la presunzione umana non avesse fatto capolino, il racconto sarebbe potuto restare nella sua aria onirica (indipendentemente da un possibile finale bello o brutto) e regalare una sensazione d'incanto che invece ci viene portata via.
Sono proprio questi i contrasti che Mo Yan ci propone, deliziando e disincantando continuamente il nostro cuore.



Vi lascio un piccolo assaggio tratto dal racconto Il neonato abbandonato.
"Non avevo mai visto un'intera distesa di girasoli. Ero abituato a quelli sporadicamente piantati qua e là lungo i recinti di bambù o le mura dei cortili, i quali, alteri e solitari, facevano sentire le persone umili. I girasoli di quella vasta distesa, invece, erano gentili e delicati, così intimi tra loro da sostenersi a vicenda: parevano un caldo oceano increspato d'amore."



16 commenti:

  1. Per fortuna il passo che hai citato non si riferisce direttamente al titolo del racconto, perché altrimenti so già che mi sarei commossa o arrabbiata.
    Sono troppo sensibile al tema del maltrattamento o dell'abbandono dei bambini.
    E diciamo, però, che oggi me lo sarei pure meritata, visto che il mio post ti renderà triste.

    In ogni caso, non conosco questo autore, ma se riesce a colorare di poesia anche le vicende più dure, significa che merita la tua stima. Ed anche la mia.
    Buona giornata

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    1. Anche io non lo conoscevo e poi ho scoperto che nel 2012 ha addirittura vinto il premio Nobel per la letteratura! @_@

      La realtà cinese di quegli anni (e probabilmente di molte zone rurali sperdute di oggi) era raccapricciante ma per loro era la normalità.
      Si facevano figli e se erano malformi o semplicemente femmine, si gettavano via.. inoltre era in vigore la legge del figlio unico e tanta gente era completamente ignorante e priva di qualunque istruzione quindi ti lascio solo immaginare cosa accadeva.
      Onestamente ci sono parti dei racconti estremamente crude ma non si può certo incriminare nessuno.. si può solo sperare che il tempo, l'informazione e la cultura raggiungano più luoghi possibili.

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  2. Quel piccolo assaggio che ci hai offerto è poetico, delicato e colorato e questo denota la sensibilità e la delicatezza dell’autore. Grazie per la segnalazione e sereno giorno a te.
    sinforosa

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    1. Sono contenta che ti sia piaciuto!
      Con le parole si possono dipingere bellissime immagini!

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  3. Mi hai dato uno spunto per una possibile prossima lettura.

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    1. La sua opera più nota è "Sorgo Rosso" ma io non ce l'ho.. dovrei procurarmela.

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  4. Non lo conoscevo, mi incuriosisce non tanto per il mix fantasia realtà in chiave anche onirica, quanto per il finale per come lo descrivi...

    Moz-

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    1. Sono finali che lasciano un po' a bocca aperta ma poi pensandoci è sempre tutta colpa della dura realtà.

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  5. Che bella recensione,mi hai fatto venire voglia di leggerlo!

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  6. Non lo conoscevo ma la tua recensione mi ha stimolato parecchio e mi ha fatto interessare a questo scrittore.

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    1. Se riesci a trovare qualcosa di questo autore, spero ne parlerai; sarò felice di leggere una tua opinione. ;)

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  7. Il passo che hai citato è davvero bello!
    Ma sinceramente non è il tipo di lettura che farei ^^'

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  8. Come se trovassi davanti agli occhi questa distesa di girasoli. Come dici tu la descritta dei paesaggi è bellissima.
    Sembra interessante...

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    1. Sono sicura che questo autore potrebbe piacerti anche se i suoi racconti possono essere anche molto crudeli.

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