venerdì 26 gennaio 2018

Lo sporco degli altri

Molti anni fa mi fu consigliato il libro "Lo sporco degli altri" di Louise Rafkin.
Mi fu consigliato da un persona che non ho bene idea se fosse amante della pulizia o fissato con lo sporco (la soglia è sottile ma la differenza è enorme). La persona in questione non la sento più da tantissimo tempo ma di recente ho riesumato questo libro (che come al solito ha aspettato a lungo nella mia libreria prima di essere letto).
L'autrice, scrittrice e giornalista, racconta della sua vita voluta come donna delle pulizie. Racconta il suo sogno di bambina di fare la spia evolutosi in quello di domestica e come questo lavoro, con tutti i suoi contro, le piacesse e sia divenuto oggetto di confronto e ricerca.
Rafkin parla della sua visione, concezione e limiti nel mondo dello sporco e del pulito, della curiosità verso i suoi svariati datori di lavoro, dei suoi innumerevoli viaggi, ma anche di come altre persone hanno vissuto questo percorso come unica alternativa, sfruttati, con rassegnazione o al contrario come divertimento o addirittura come una vera e propria missione di vita.
Non ho trovato questo testo particolarmente entusiasmante perchè in fondo, non mi è sembrata una grande rivelazione quello che l'autrice pensasse del suo lavoro o delle sue manie, ma ho trovato interessante la parte in cui cerca un confronto con altri lavoratori /lavoratrici del settore dalle storie più disparate e incredibili che toccano l'immigrazione clandestina o le donne di servizio che provano piacere nel fare le faccende seminude; da chi si occupa di pulire e tenere ordinate distese di terra in un museo, a chi raschia via resti umani da scene del crimine.
Gli argomenti sono tanti e, a mio parere, lasciati un po' vaghi quindi si ha la sensazione di aver avuto tante nozioni e al contempo nessuna.
Non è una lettura che consiglierei caldamente ma se siete curiosi.. perchè no?

Vi lascio qualche riga tratta dal testo:
"In ogni casa dove vado a pulire organizzo il mio speciale concorso di bellezza, scegliendo la cosa più inutile e brutta che trovo in giro. Questa diventa poi la mascotte, il simbolo capace di rappresentare insieme gli orrori del consumismo e l'essenza intima degli occupanti. A volte capita che tra A.J. e me ci sia disaccordo sulla scelta, operata con criteri che rimangono strettamente personali.
'Tutto quello che è fatto con le conchiglie vince di diritto' argomentava A.J. appoggiata contro una porta, il filo dell'aspirapolvere annodato intorno al collo. 'Le conchiglie sono belle come conchiglie. È così. Non dovrebbero trasformarle in nient'altro. Sono come i numeri primi.'
Teneva in mano un gabbiano, il becco realizzato con una conchiglia curva di mollusco, le ali con uno strato di mitili purpurei. era davvero orrendo, persino grottesco, ma non ero per nulla convinta che meritasse lo status di mascotte."

16 commenti:

  1. Sembra interessante, ed è bello scoprire qualcosa che non conosciamo...

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    1. Questa persona è andata anche a Kyoto per un breve periodo perchè voleva provare a lavorare in una specie di comunità. È una parte molto strana e interessante del libro!

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  2. Ahaha, sicuramente particolare, come libro.
    In fondo, esistono mille modi di fare pulizia.
    Tu lo hai fatto togliendo la polvere da questo libro XD

    Moz-

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    1. Anche... ahahahah!
      La polvere è una cosa assurda e allucinante!

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  3. secondo me invece potrebbe essere carino... a me piace capire cosa frulla nella testa altrui

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    1. Il problema è proprio che per nessun cliente o personaggio incontrato è stato realmente approfondito qualcosa, a parte le persone intervistate. Vengono accennati comportamenti ma senza poi scoprire nulla, osservando la situazione dall'esatto punto di vista dell'autrice che giustamente non poteva chiedere ai proprietari delle case perchè avessero certe manie o conservassero certi oggetti. Quindi per molte situazioni resta un libro che dice tanto e non dice nulla.

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    1. Tra una cosa e l'altra ci ho messo un anno a finirlo.. che vergogna!

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  5. Sembra carino, invece. Mi immedesimo un po', ma basta parlare di polvere o di lavoro, mio, e altrui... e pure io potrei scrivere un libro.

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    1. Sì, un po' lo penso anche io; tutti potrebbero scrivere libri con le (dis)avventure del proprio lavoro. Qui la differenza con altre lavoratrici sono appunto le ricerche e interviste ad altre persone, e la possibilità di viaggiare e scoprire diverse realtà.

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    1. Il primo giorno della settimana è sempre un po' tragico! ;p

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  7. Mi ricorda la frase di un film: "Per capire la gente, devi vedere quello che butta nella spazzatura"!

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    1. ...ma anche quello che lascia in giro o che conserva... ahahahah! La mente umana è tanto sempliciotta quanto contorta! ^^

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